Il cheratocono è una malattia primitiva della cornea che esordisce in età infantile o adolescenziale. La progressione della malattia può portare ad un marcato sfiancamento della cornea ed a gravi disabilità visive per il paziente, tali da rendere necessario il trapianto corneale.
Ad oggi l’unica procedura che può bloccare la progressione della malattia è il cross-linking corneale. Questa procedura ha l’obiettivo di aumentare la rigidità del tessuto corneale ed arrestare il progressivo sfiancamento della cornea causato dal cheratocono.
Il cross-linking corneale è eseguito ambulatorialmente senza necessità di ricovero.
L’occhio è anestetizzato pochi minuti prima della procedura grazie all’applicazione di alcune gocce di collirio anestetico.
La tecnica originale con rimozione dell’epitelio è la più efficace. Essa consiste nell’applicazione sulla cornea disepitelizzata di una soluzione contenente riboflavina 0.1%. Successivamente la cornea è sottoposta ad una irradiazione con raggi ultravioletti (Figura 1). L’interazione tra riboflavina, sostanza fluorescente, ed i raggi ultravioletti innesca una reazione fotochimica che porta alla formazioni di legami tra le lamelle di collagene ed aumento della rigidità corneale.
Al termine dell’intervento si applicano sull’occhio colliri antibiotici/antinfiammatori ed una lente a contatto terapeutica che è generalmente rimossa dopo 3-5 giorni.

Decorso postoperatorio
I primi 2-3 giorni dopo il trattamento, il paziente lamenta bruciore, lacrimazione e fastidio alle luce. Inizialmente, la visione è annebbiata e migliora progressivamente dopo poche settimane.
Nei mesi successivi al trattamento, la tomografia corneale è ripetuta periodicamente per valutare l’evoluzione del cheratocono. Con il cross-linking corneale si ottiene un arresto della progressione della malattia in una elevata percentuale di casi (Figura 2) e, talvolta anche un miglioramento dell’acuità visiva.